Milano non odia!
“E fu fantastico poterci scambiare dolci brevissime frasi: Patria mea pulchra est (La mia patria è bella), Familia mea dulcis est (La mia famiglia è dolce), Cor meum et anima mea tristes sunt (Il mio cuore e la mia anima sono tristi). Fu molto importante quel momento e anche se non ho mai saputo il nome di quella ragazza con lei ho vissuto un’altissima affinità spirituale e la massima condivisione in una condizione umana bestiale. Grazie amica ignota, spero che tu sia tornata a raccontare di quel giorno di marzo 1944 nella “Sauna” di Birkenau”.
È una pagina del diario di Liliana Segre, che racconta una delle tante, dolorose vicende vissute ad Auschwitz. La testimonianza di quella che all'epoca era una bambina, sopravvissuta alla furia nazifascista, ci porta a rileggere e rivivere gli anni più bui della storia recente.
Ma perché? Perché, di fronte all’odio e all’intolleranza, qualcuno si astiene. Si astiene e non trova il coraggio di denunciare un odio che riaffiora contro una donna, deportata a 14 anni in un campo di concetramento, testimone dell'inferno sulla terra.
Le centinaia e centinaia di minacce e ingiurie che la senatrice Segre riceve ogni giorno non possono lasciarci indifferenti, perché è proprio l'indifferenza - il contrario di Memoria e ricordo - la minaccia più grande. Il rischio di non vedere, di non sentire, di minimizzare e ridurre ad una schiocchezza, oggi rischia di trascinarci verso il baratro.