Questo documento vuole essere una prima proposta da cui partire, un documento aperto da continuare a scrivere insieme in questa campagna congressuale per la Lombardia Futura.

Sono passati cinque anni dall’ultimo congresso regionale: anni che hanno visto tutte e tutti noi attraversare cambiamenti epocali, la pandemia, la guerra nel nostro continente, l’emergenza climatica.

Sembra però che i grandi cambiamenti drammatici di questi anni non abbiano toccato la Lombardia: nella nostra Regione tutto è accaduto come se nulla fosse accaduto. Il governo della nostra Regione, ormai da quasi 30 anni in mano al centrodestra, è stato riconfermato alle ultime regionali e il Partito Democratico, pur migliorando il risultato rispetto alle politiche, non è riuscito a intercettare i consensi necessari per aprire una nuova stagione politica. Non è bastata una gestione disastrosa dei primi mesi di pandemia, non basta un sistema sanitario regionale sempre più iniquo e inefficiente, non basta la gestione della casa fallimentare di Aler e non basta un sistema di trasporto su rotaia imbarazzante come costo e qualità.

I nostri territori sono fra i più sviluppati d'Europa grazie a un tessuto sociale e imprenditoriale e a una capacità di innovazione propria dei lombardi e nulla ha a che vedere col governo di questa destra. Una destra che non è riuscita, in decenni, ad affrontare le questioni che riguardano la natura profonda delle nostre terre come lo sviluppo giusto e sostenibile, l’emergenza abitativa, la salute, l’accompagnamento delle nostre città e delle nostre imprese a una vera transizione ecologica. Vogliamo lavorare per una crescita economica costruita sul nostro ruolo di ponte tra l’Europa e il Mediterraneo, promuovere il diritto allo studio, una formazione professionale che si fa carico delle esigenze delle imprese. Ma dobbiamo fare i conti con i risultati del centrosinistra in questi anni.

Il centrosinistra vince e convince prevalentemente, o comunque compete, nelle città capoluogo e nei centri urbani, mentre rimane indietro e non convince nelle sfide della provincia e della Lombardia “profonda”. Questo elemento dipende da diversi fattori, tra cui la difficoltà che globalmente i partiti progressisti hanno nel rispondere alle paure di chi si sente escluso dalle direttrici dello sviluppo e dell’innovazione.

L’altro elemento che ci consegna l’ultima campagna elettorale è che buona parte delle ingiustizie che colpiscono la nostra Regione è come se fossero percepite naturali, parte dell’ordine delle cose: il diritto a farsi curare senza pagare in tempi ragionevoli, il diritto ad un’abitazione dignitosa, il diritto a muoversi con certezza grazie al sistema ferroviario oggi sono elementi quasi quasi nostalgici. Come se, nonostante le ingiustizie e le inefficienze che colpiscono le persone, queste non vedano nella politica la strada per cambiare la loro vita. C’è un’evidente sfiducia nella politica e una sorta di rassegnazione strisciante.

Dobbiamo continuare con forza a denunciare le ingiustizie e le inefficienze che si ripercuotono sulla vita quotidiana delle persone.

Solo qualche mese fa, dopo le elezioni del 25 settembre erano in molti a pensare che l’esperienza del Partito Democratico fosse giunta al capolinea. Oggi, invece, possiamo orgogliosamente ricordare come siamo ancora qui, insieme, determinanti nel costruire l’alternativa alle destre, un partito in grado di proporre un futuro diverso per i nostri territori, dai Comuni all’Italia. 

Ora si tratta, nella nostra Lombardia, di partire da quello che abbiamo e rilanciare una nostra nuova proposta politica. Non “solo” di costruire una candidatura competitiva tra quasi 5 anni, ma di vivere questi anni radicando il Partito Democratico nei territori. Per farlo occorre anche aprirsi a elettrici ed elettori, coinvolgendo in modo costante gli elettori delle primarie, dotandosi di strumenti per raggiungere questo scopo, anche nei territori con meno militanza, recuperando la vocazione alla partecipazione del Partito Democratico lombardo. 

È poi necessario promuovere una costante interazione e un confronto con movimenti, gruppi organizzati e associazionismo.

Per far questo sarà importante farsi accompagnare nel percorso di studio e analisi da quelle eccellenze universitarie che possono fornirci supporto di elaborazione di dati e di pensiero e facendo nascere un vero e proprio Laboratorio Lombardia 2028, nella forma più efficace, con lo scopo di aiutare il partito, le amministrazioni e il gruppo regionale con studi e analisi approfondite. Occorre rivoluzionare l’agenda politica finalizzandola all’appuntamento delle prossime elezioni regionali lombarde, nella consapevolezza che la prima sfida alle porte è quella delle europee e della tornata di elezioni amministrative più importante del quinquennio, che non possono essere derubricate ad un mero passaggio elettorale: sono la vera sfida sia per il governo della principale regione italiana, sia per porre le fondamenta ed ambire al governo del Paese. Pertanto, è necessario avviare un processo politico volto alla maturazione di un pensiero politico lungo, convincente, che costruisce anche una leadership autorevole e in grado di coinvolgere le più diverse espressioni culturali lombarde, oggi ancora poco permeabili alle proposte del campo democratico. 

Vogliamo ringraziare fin da subito Emilio Del Bono, una personalità in grado di coniugare un profilo di esperienze nazionali, le capacità di governo di un territorio come quello bresciano la determinazione di espressione di valori e contenuti affiancata alla persuasività dei comportamenti e del linguaggio, che si è messo a disposizione per guidare il Laboratorio Lombardia 2028. Vogliamo rafforzare questo percorso proponendo all’assemblea regionale, che poi si esprimerà nel rispetto della sua sovranità, Emilio Del Bono quale presidente.

Il Partito Democratico della Lombardia, Regione motore d’Italia, può così sempre di più promuovere una proposta politica autonoma, forte e originale per un’alternativa verso il 2028 e per dare un contributo sostanziale e di significato nazionale al Partito Democratico nazionale.

Prima di tutto, analizzare in profondità per costruire strategie e proposte

Nonostante vinciamo nelle città, in Lombardia siamo stati sconfitti per più di trent’anni e questo ci impone una seria analisi per poter ideare una strategia precisa con un percorso di breve, medio e lungo termine che ci porti a costruire una nuova credibilità per diventare una reale alternativa alla proposta politica di destra. Sul piano della rappresentanza politica, negli ultimi vent’anni, si è consolidata una distanza tra la proposta politica del centrosinistra e la Lombardia profonda. Non solo, non riusciamo ad essere punti di riferimento per mondi e categorie che hanno reso la Lombardia quell’eccellenza che la destra racconta retoricamente e che invece è patrimonio non di questo governo ma di un’operosità e vivacità, economica e sociale che non si è mai spenta.

Dobbiamo anche tener conto che anche in Lombardia si è verificata una progressiva erosione sociale ed economica del ceto medio-basso che ha aumentato sempre di più diseguaglianze e difficoltà.

È in questi spazi così diversificati che deve arrivare la nostra proposta politica per rispondere ad inquietudini, incertezze sul futuro, insofferenza quali sintomi della crisi dei ceti medi che arretrano e al bisogno di opportunità e occasioni. 

Una proposta politica che vuole ridurre le distanze, le disuguaglianze ma anche ridare speranza e occasioni di futuro. 

Una proposta politica che riesce a risultare credibile se non resta confinata in ristretti gruppi dirigenti, ma se riesce a nutrirsi di riflessioni larghe, di coinvolgimento delle ricchezze che nel nostro partito ci sono. Se riesce a essere viva, fatta di ascolto attivo, presenza e restituzione nei territori.

Una proposta politica capace di coniugare riformismo e radicalità, costruita attorno a quattro dimensioni: 

  • definire un profilo riconoscibile anche nella sua idealità
  • ripensare l’organizzazione
  • costruire alleanze sociali e politiche larghe 
  • investire sulle leadership, su circoli e classe dirigente

Vogliamo ri-connetterci con le cittadine e i cittadini che guardano con preoccupazione il loro futuro a rischio per le azioni di governo – sempre più nazionaliste e sovraniste – che alimentano il risentimento e un clima di continua tensione sociale, cercando di nascondere il fallimento in materia economica, il rallentamento della crescita, il restringimento del perimetro di credibilità del sistema-Paese e l’incertezza sulle politiche di inclusione e di sostegno alle fragilità. 

Lo faremo anche con il mondo dell’impresa, gli imprenditori, gli artigiani e le loro associazioni di categoria, i sindacati e ai loro iscritti, al mondo dell’associazionismo, della cooperazione e del terzo settore, della cultura e della scienza. Riconnettersi con i corpi intermedi con un lavoro meticoloso di connessione.

Ma la costruzione della proposta politica deve passare, prima di tutto, attraverso l’analisi del voto delle elezioni politiche a settembre e delle regionali di febbraio. L’analisi numerica dei flussi non basta più, è necessario comprendere a fondo i cambiamenti in corso nella società da cui sono scaturiti.

Alle elezioni è emerso prepotentemente che il primo dato con cui dobbiamo fare i conti si sviluppa su due piani: da un lato la paura di una parte della società lombarda di perdere il benessere acquisito, dall’altro un sentimento crescente di insicurezza alimentato scientemente da una politica nazionale costruita su una vera propaganda per instillare paura e diffidenza; entrambi questi sentimenti hanno preso la strada della ricerca di protezione e di ricette politiche con questa cifra: la destra. Hanno scelto il conservatorismo, l’ideologia che si oppone al cambiamento sostenendo l’intenzione di preservare lo status quo istituzionale e sociale. L’ideologia che si oppone al progresso. 

A questo si aggiungono le trasformazioni nella società che aumentano le vulnerabilità e fragilità, come l’invecchiamento della popolazione, l’instabilità familiare generata in primis dalla precarietà e l’immigrazione percepita come pericolo per i più vulnerabili.

Il Partito Democratico non è stato in grado di far emergere le opportunità che questi cambiamenti portano. Siamo mancati nella costruzione di una cultura diffusa del cambiamento, di una consapevolezza del benessere condiviso.

Non abbiamo saputo semplificare, non abbiamo interpretato un disorientamento di fondo, una insicurezza profonda che richiedeva risposte concrete in termini di protezione. 

Vogliamo costruire un Partito capace di stare nei conflitti con idee e proposte realizzabili, impegnato per la giustizia sociale e ambientale e per una crescita giusta.

IL PARTITO DEMOCRATICO CHE VOGLIAMO

Un partito europeista:

Gli accadimenti degli ultimi anni hanno portato grandi stravolgimenti nel nostro continente: la pandemia, la guerra e la pace in frantumi, diritti umani violati, la crisi energetica e inflazionistica, la tragedia senza fine nel Mar Mediterraneo e un’emergenza climatica sempre più pressante ci mettono di fronte a una sfida ancora più epocale.

Siamo di fronte a un passaggio fondamentale e storico: le prossime elezioni per il Parlamento Europeo vedranno i cittadini scegliere tra due prospettive del futuro dell’Unione Europea nettamente alternative.

Le destre vogliono rinchiuderci in un nazionalismo antistorico, le forze progressiste riconoscono invece nell’Europa l’unico orizzonte dove affrontare le vere sfide dell’oggi.

La nostra regione vive già oggi inserita pienamente in un contesto europeo, ne è una dei motori economici, beneficia dell’integrazione economica e delle opportunità che le offre.

Il Partito Democratico della Lombardia dovrà divenire un punto fondamentale della politica europeista del PD. Investendo in essa risorse, competenze, idee.

Uno dei banchi di prova è il Pnrr: nel silenzio del presidente Fontana la nostra regione rischia di perdere 734 milioni, molti dei bandi già assegnati.

Un volano per l’economia e le imprese, risorse per le aree più periferiche, per il dissesto idrogeologico e per lo sviluppo infrastrutturale che a cui i nostri territori non possono rinunciare.

Così come la retorica antimmigrazione alimentata da una destra che lascia poi imprese senza addetti, che rende più difficile il percorso di inclusione sociale e che criminalizza l’Europa anziché esserne alleata.

Un partito federale e federalista, per il protagonismo degli enti locali

La discussione sulle competenze dell’autonomia differenziata - approdata al Senato della Repubblica con il DDL Calderoli - non deve relegare il partito democratico fuori da un confronto sul federalismo e sull’importanza di avvicinare ai livelli locali le decisioni e il reperimento delle risorse per l’attuazione delle politiche pubbliche. Le uniche reali stagioni federaliste e di decentramento amministrativo in Italia - agli antipodi dalle ideologiche derive secessionistiche - hanno portato la firma di autorevoli rappresentanti del centrosinistra italiano.

Ieri come oggi, estranei a qualsiasi intendimento di allargare i divari territoriali spaccare l’Italia, vogliamo  coniugare lo sviluppo dei LEP - Livelli Essenziali delle Prestazioni da erogare in risposta al riconoscimento dei diritti civili e sociali in ogni angolo della nostra penisola -  i meccanismi di perequazioni territoriali (in particolare sul nodo infrastrutturale) confrontandosi però su un potenziamento del decentramento amministrativo che migliori la qualità dell’offerta dei servizi pubblici al sistema delle imprese e ai cittadini.

Diversamente dalla legge Calderoli, tendente alla realizzazione di un centralismo regionale e alla finanza derivata mettendo così in antitesi l’autonomia differenziata ad una proposta federalista, le nostre proposte da condividere con il partito nazionale dovranno promuovere una maggiore autonomia fiscale e tributaria in modo da assegnare le risorse necessarie per rilanciare un nuovo protagonismo degli enti locali nel governo del territorio

Il PD deve dimostrarsi partito che fa vivere e rafforza le autonomie dei territori. 

Lo dobbiamo fare anche dal punto di vista politico. Il PD lombardo è nelle condizioni di dimostrare che una sua maggiore autonomia dal partito nazionale non è solo la richiesta di un territorio che è maturo nella propria caratterizzazione politica, ma che è convinto che questa maggiore autonomia rafforzi anche il profilo del PD a livello nazionale.

Un’autonomia che si propone come protagonista del cambiamento necessario al PD.

Un partito davvero democratico

Solo un Partito Democratico unito e che valorizza il pluralismo e il senso critico può affrontare le grandi sfide che abbiamo di fronte.

Il Partito Democratico è un partito di elettori e iscritti, come dice il nostro statuto nazionale in apertura. Riteniamo che lo strumento delle primarie sia da preservare, innovare e rilanciare e vogliamo favorirlo nel rispetto dello statuto, aprendo spazi di partecipazione per elettrici ed elettori del Pd. Siamo favorevoli a meccanismi che pesino il voto degli iscritti in modo diverso dal voto degli elettori per rafforzare il ruolo guida degli iscritti senza limitare apertura e partecipazione.

Per prepararci a svolgere al meglio il compito che ci attende, immaginiamo di dar vita ad una Conferenza Organizzativa regionale, sia per armonizzare statuto e regolamenti del partito regionale alle recenti modifiche dello statuto nazionale, sia per prevedere nuove forme di partecipazione alla vita del partito.

Un partito per la giustizia sociale e la giustizia climatica

Benessere, inclusione sociale, lotta alle disuguaglianze, politiche per lo sviluppo e la crescita sostenibile, lavoro giusto, difesa dei beni comuni, a cominciare dal contrasto agli effetti della crisi climatica, sono i nostri pilastri. I temi sui quali intendiamo concentrarci per raggiungere il nostro obiettivo: una società più giusta, più equa e più sostenibile.

Far fronte alla crisi climatica è prima di tutto un’opportunità per rendere migliore la qualità della nostra vita e tutelare l’ambiente in cui viviamo: non è una questione del futuro ma, al contrario, è un’urgenza da affrontare oggi.

L’attenzione alla sostenibilità e all’impatto ambientale sono aspetti imprescindibili per garantire salute e benessere ai cittadini, competitività e attrattività alla nostra Regione.

L’inquinamento impatta sulla salute delle persone e dei nostri territori, producendo costi che i cittadini lombardi pagano inconsapevolmente e diventa quindi un costo sociale: la salute e la qualità della vita della popolazione devono essere rimesse al primo posto.

Il tempo della rivoluzione verde e sociale è ora: una trasformazione radicale che va condotta insieme ai lavoratori, ai sindacati, alle imprese, al mondo agricolo, alle comunità energetiche, alla società civile, alle e ai giovani, ai Comuni. 

Una rivoluzione ambientale che deve saper coniugare giustizia climatica e giustizia sociale, compiuta in difesa dei beni della terra e del valore dell’acqua, della terra, delle nostre montagne, dello straordinario patrimonio agricolo. Nella consapevolezza che tutto ciò significa anche guardare avanti sul piano occupazionale e quindi sulla vita delle persone.  

È così che si allestiscono buone traiettorie di crescita per uno sviluppo sociale lungimirante e sostenibile delle nostre comunità.

In questa cornice si collocano alcuni grandi interventi necessari, come quello di una nuova legge regionale urbanistica capace di integrare nella pianificazione territoriale i temi del contenimento del consumo di suolo, della tutela delle aree verdi, del riuso e della riqualificazione, delle strategie di riforestazione e di contrasto alla crisi climatica. Investire nelle energie rinnovabili, nell’efficienza energetica, nel trasporto pubblico, nella gestione sostenibile dell’acqua e dei rifiuti è il modo migliore per evitare gli effetti peggiori del collasso ambientale, per ridurre i costi alle famiglie e per creare lavoro stabile e di qualità e migliorare la competitività dell’intero sistema produttivo.

IL PROGRAMMA DEL PD LOMBARDIA: NON SI PARTE DA ZERO 

Il nostro programma non parte da zero. Perché, oltre agli obiettivi di breve, medio e lungo termine che ci vogliamo dare, alcune indicazioni strategiche di lavoro sono quelle sviluppate nell’ultimo programma delle regionali e portate avanti in questi mesi dal gruppo Pd in Lombardia. il nostro traguardo non è solo arrivare alla prossima campagna elettorale, ma è far capire alle cittadine e ai cittadini della Lombardia l’idea di regione che abbiamo. 

Una regione in cui ciascuno possa esercitare i propri diritti, godere delle stesse opportunità ed essere libero di essere quello che è.

     A. Diritto alla salute e sanità pubblica

Dopo tre decenni di governo della destra, in Lombardia, essere curati in tempi certi è diventato un privilegio. Questi anni ci hanno consegnato una sanità diseguale e precaria, dove il diritto alla rapidità della cura dipende dalla possibilità di pagare e l’eccellenza è legata unicamente alla professionalità e alle competenze del personale medico sanitario. 

Il Pd è impegnato e dovrà continuare a battersi per rimettere al centro la medicina territoriale e i diritti dei pazienti, e anche per questo sosteniamo il referendum abrogativo della “riforma Moratti” promosso da numerose sigle della società civile. Ma la salute è anche una questione di tempo: il tempo in cui si riesce ad ottenere una diagnosi per poi accedere alle cure necessarie e il tempo in cui si accede ai controlli per evitare l’avanzamento delle complicanze nella cronicità. In questo senso la nostra battaglia mette al centro anche l’istituzione di un piano straordinario di riduzione delle liste di attesa del 50% per tutte le prestazioni sanitarie, non solo per quelle di urgenza ma anche per quelle programmabili e differibili.

Vogliamo che la regione Lombardia incrementi il finanziamento delle borse di studio per le specializzazioni nelle facoltà di medicina, in particolare medicina generale.

Occorre costruire e rafforzare la rete della medicina territoriale puntando sulle Case di Comunità, (almeno una ogni 20mila abitanti), rivedendone l’organizzazione, con MMG e pediatri incentivati alla medicina di gruppo, formando unità complesse di cure primarie , a cui devono fare riferimento anche le cure di patologie croniche. L’integrazione dei percorsi di cura e la continuità ospedale-territorio è una priorità delle ASST che va favorita con l’attivazione degli ospedali di comunità. 

Vanno rese più snelle le funzioni dei MMG, che devono poter prescrivere le prestazioni necessarie per l'intero percorso di cura, senza che ci debba essere una ricetta per ogni esame e visita. Il fascicolo sanitario elettronico deve essere facilmente accessibile da tutte le figure sanitarie, per evitare lungaggini e la ripetizione di accertamenti già compiuti. La sanità privata deve avere pari doveri di quella pubblica.

La sanità pubblica deve essere la priorità assoluta per Regione Lombardia: è necessario che in ogni ospedale sia possibile ottenere gli esami nei tempi indicati nelle prescrizioni e, in caso contrario, che si riduca lo spazio lasciato ai professionisti per le prestazioni in libera professione, a pagamento, in favore di quelle pubbliche.

Serve consentire in tutti gli ospedali, qualora non si riesca a rispettare la tempistica prevista dai tempi di urgenza della prescrizione, l'erogazione delle prestazioni in regime di libera professione, ma a carico del SSN. 

Importantissimo sarà inoltre concentrarsi sulla salute mentale e sul potenziare i servizi collegati, anche per bambini e adolescenti.

La salute dovrà sempre più essere considerata in modo olistico.

     B.    La salute delle donne:

In questo contesto si inserisce anche il tema della legge 194 e il relativo percorso ad ostacoli che deve fare ogni donna che decide di interrompere una gravidanza in Lombardia. Nel 2021 in 7 ospedali pubblici lombardi l’obiezione di coscienza è stata del 100%, quella media regionale del 60%. 

Noi difendiamo il diritto di avere una regione che attua pienamente la legge 194 in ogni sua parte e chiediamo l’applicazione delle nuove Linee guida sulla Ru486, che dovrebbe essere accessibile gratuitamente nei consultori.

Ma il tema è proprio quello dei consultori. La legge ne prevede uno ogni 20mila residenti e, purtroppo, in Lombardia - oggi fuori legge - è previsto un consultorio ogni 39.966 (secondo l’Istituto superiore di sanità).

L’accoglienza, l’accessibilità, l’autodeterminazione, il sostegno alla genitorialità, la sicurezza sono alcuni punti fondamentali per una sanità pubblica di qualità, equa e giusta. I consultori sono il luogo dove informazioni e prenotazione devono essere garantite.

Inoltre, l’efficienza dei servizi è collegata con la prevenzione delle gravidanze indesiderate attraverso l’educazione e la promozione di una cultura della contraccezione. Questa efficienza viene meno per la DRG n. 2594 dell’11 dicembre 2000, con cui la regione impone di escludere dalle prestazioni rese, quelle previste per l’interruzione volontaria di gravidanza. DRG che si inseriva nel piano di privatizzazione che subiamo da anni e che ha aperto le porte ad un’onda di consultori privati - di fatto - obiettori di coscienza. Ad oggi, quasi il 70% dei consultori è autorizzato a non applicare la legge. 

Per questo, intendiamo batterci per chiedere:

  1. piena applicazione della legge 194/78 in tutti gli enti ospedalieri e le case di cura autorizzate, introducendo meccanismi di premialità per quanti applicano a pieno la legge;
  2. che l’accreditamento dei consultori sia vincolato all’applicazione della L. 405/75 (consultori e contraccezione), della L. 194/78 (aborto volontario) e delle Linee di Indirizzo ministeriali del 2020;
  3. il potenziamento della rete dei consultori familiari, veri e propri presidi socio-sanitari territoriali che devono riprendere a essere punti di riferimento in ambito sia sanitario (contraccezione e consulenza preconcezionale, diagnosi precoce dei tumori femminili, gravidanza e nascita, allattamento, IVG), sia psicologico (mediazione familiare, sostegno psicologico individuale o di coppia, sostegno alla genitorialità, spazio giovani).

     C.    Le persone con disabilità e le persone anziane

In Lombardia, riteniamo che interventi importanti siano da progettare nelle infrastrutture sociali e nei servizi per le persone con disabilità e le persone anziane non autosufficienti.

Sono imperativi gli interventi necessari per accompagnare e sostenere le famiglie e le persone con disabilità, sin dalle prime diagnosi. Investimento di risorse in favore dell’inclusione lavorativa e dei progetti di welfare generativo e di collaborazione di partenariato tra enti datoriali e no-profit e investimento nell’autonomia abitativa. Vogliamo che in Lombardia ci sia il riconoscimento dell’assistente personale per permettere alle persone con disabilità, che possono e vogliono farlo, una vita professionale e pienamente inserita nella società. Quindi investire sull’assistenza domiciliare integrata per le persone anziane e non autosufficienti, sui presìdi sociosanitari territoriali.

Una continua riduzione delle barriere architettoniche nei luoghi pubblici, barriere sociali e culturali, garantendo così il pieno accesso a un’istruzione di qualità (aumentando insegnanti ed educazione di sostegno), a una sanità inclusiva e a un mondo del lavoro adeguato alle proprie necessità, senza dimenticare diritti troppo spesso ignorati come quello all’affettività e alla sessualità. l’Istituzione di un fondo regionale da dedicare alla promozione di progetti di inclusione per i bambini e bambine con disabilità.

Vi sono esperienze molto importanti da sostenere con maggiori risorse come le esperienze di cohousing rivolto a persone anziane o con disabilità, che condividono spazi di vita e servizi, valorizzando le autonomie delle persone, creando socialità e contrastando la solitudine. 

     D.    Welfare e Sociale

In Lombardia – la terra delle straordinarie eccellenze sociosanitarie, la terra del welfare di matrice ambrosiana e non solo, che da oltre cento anni ha visto crescere esperienze, di natura pubblica e privata, di altissima qualità – la situazione è ormai allarmante. 

In questi anni lungo la strada di privatizzazioni striscianti, in spregio all’interesse collettivo, hanno impoverito l’offerta pubblica e debilitato la medicina territoriale, considerata meno remunerativa. Processi che hanno desertificato servizi e presidi a cavallo tra la sanità e il sociale: la neuropsichiatrica infantile, la medicina del lavoro, la prevenzione, i servizi per la salute mentale e le dipendenze, ecc. Occorre riorganizzare il sistema sul territorio affinché integri davvero il sistema sanitario con quello sociale

      E.     Diritto alla casa

Occorre continuare a battersi per il diritto alla casa, superando lo scandalo di diciannovemila appartamenti vuoti Aler, mal gestiti da Regione Lombardia. Le case popolari devono essere messe rapidamente a servizio di chi ne ha bisogno, definendo anche grazie all’apporto delle organizzazioni degli inquilini modalità e priorità. Serve un piano straordinario di ristrutturazione degli alloggi di edilizia residenziale pubblica e edilizia residenziale sociale, con attenzione particolare all’aspetto dell’efficienza energetica. Considerare l’accesso alla casa pubblica come un primo passo verso un percorso più ampio e duraturo di emancipazione sociale con l’abbinamento ad altri servizi welfare come servizi educativi, formazione professionale e assistenza sanitaria. Vanno semplificate le tipologie di contratto dando maggiore progressività̀ ai canoni, trovando forme e sinergie nuove, va ampliata l’edilizia residenziale sociale, va promosso un canone concordato attraverso fondi regionali che offrano garanzie pubbliche, sgravi fiscali, accordi territoriali ed agenzie per la casa.

     F.     Diritto ad una vera transizione ecologica e digitale

Serve un piano per la pianura padana e una coalizione per l’aria che coinvolga tutte le regioni interessate per sostenere le imprese attraverso progetti di ricerca con l’obiettivo strategico di migliorare la qualità dell’aria e ridurre la produzione di emissioni nocive da attività industriali ed agricole. Serve favorire percorsi di innovazione nella gestione dei rifiuti perché alla Regione spetta il compito di programmare e incentivare azioni volte alla chiusura del ciclo per riutilizzare quanta più materia possibile e per difendere i beni comuni, per affrontare le problematiche connesse al dissesto idrogeologico e alla questione del ciclo idrico integrato. E occorre farlo con una vera sinergia con le società partecipate e pubbliche.

La Lombardia ha bisogno di politiche di sviluppo ambiziose e lungimiranti per rafforzare la sua posizione nella competizione globale. La nostra visione per lo sviluppo si fonda sulle transizioni, ecologica e digitale, accanto a una maggiore integrazione con il mondo della formazione e della ricerca, per creare innovazione e lavoro di qualità. In un’epoca di profonde e rapide trasformazioni, crediamo che la Regione debba svolgere un essenziale ruolo di accompagnamento del sistema lombardo per migliorarne competitività e benessere. 

Vogliamo una Lombardia con infrastrutture moderne e collegamenti più efficienti per non condannare nessun territorio all'isolamento e risolvere i problemi di congestionamento: nella Regione più inquinata d'Europa, per correre davvero serve una rivoluzione della mobilità, che punti alla sostenibilità e a servizi che garantiscano il rispetto dei "tempi" di vita delle persone. 

Noi vogliamo una Regione che cresca investendo sui nostri territori e sulle competenze, l'imprenditorialità innovativa e le imprese che garantiscono processi e filiere sostenibili. Per diventare grandi serve liberare talenti, accompagnare ogni cittadino a esprimere il meglio delle proprie potenzialità, alleggerire le persone dalle proprie condizioni di fragilità. Per noi le politiche macroeconomiche di crescita, quelle di welfare e per generare lavoro buono sono parte di un unico sistema che guardi al futuro. 

Come Pd ci impegneremo insieme alla società civile per promuovere una legge di iniziativa popolare per il contrasto al consumo di suolo, per governare la proliferazione degli interventi di logistica, per promuovere la rigenerazione urbana. 

Sosterremo l’idea di un “Piano per il Lavoro Verde” - cogliendo anche le opportunità che arrivano dal Green Deal europeo - per far fronte alla crisi climatica, un’opportunità per rendere migliore la qualità della nostra vita e tutelare l’ambiente e i territori che abitiamo. 

Serve un piano straordinario di riqualificazione energetica delle case popolari, con l’obiettivo di intervenire su 4000 abitazioni all’anno, che porterà a un risparmio sulle utenze, anche a supporto dei cittadini in condizioni di povertà energetica. Le comunità energetiche, in questo senso, rappresentano una grande opportunità, e mentre il governo nazionale le sta tenendo bloccate senza emanare i necessari decreti attuativi, noi ci impegneremo in un lavoro di diffusione di questa buona pratica. 

     G.    Diritto al lavoro buono e alla formazione

In Regione Lombardia è sempre più evidente la distanza tra la capacità di crescita del sistema economico e le criticità del sistema pubblico-regionale di accompagnarla con misure professionalizzanti delle risorse umane necessarie. La debolezza delle politiche attive del lavoro trova una delle sue origini nella mancanza di servizi di orientamento diffusi a livello territoriale.

I servizi di orientamento devono essere in grado di eseguire la profilazione delle attitudini e delle aspirazioni di ciascun cittadino/a, il confronto tra le une e le altre e infine di delineare itinerari di ricerca/formazione/riqualificazione realistici. 

In linea con altre esperienze regionali si deve investire sulla costruzione di una Rete Politecnica regionale, ovvero un’offerta formativa finalizzata alla formazione di profili professionali specializzati, dotati di competenze operative, critiche e relazionali funzionali all’innovazione e in grado di contribuire ai processi di crescita, qualificazione e digitalizzazione di filiere produttive strategiche per lo sviluppo. In questo contesto vanno rafforzati i percorsi degli Istituti Tecnici Superiori (ITS), una formazione terziaria sempre più strategica, ma si devono potenziare anche i percorsi di istruzione e formazione professionale a cui restituire la dignità che meritano per il ruolo che possono e devono svolgere. Servono sempre più figure formate e specializzate capaci di presidiare e gestire i processi organizzativi e produttivi di impresa, anche connessi alle innovazioni tecnologiche e all’internazionalizzazione dei mercati. Tali percorsi devono essere programmati per rispondere alle richieste di competenze provenienti, in particolare, dalle piccole e medie imprese, tenendo conto delle vocazioni produttive dei territori in un’ottica di filiera. In questo modo potrà dirsi completato quel percorso di verticalizzazione capace di rendere sempre più protagonisti i territori. 

La Regione, in cui si riscontrano diversi poli universitari e centri di ricerca d’eccellenza, dovrà coordinare e valorizzare tali risorse al fine della creazione di una rete regionale dell’innovazione - attrattiva per investimenti, iniziative imprenditoriali e talenti in grado di promuovere innovazione attraverso spin-off tecnologici e start-up, anche nelle industrie già consolidate.

Le trasformazioni dei settori produttivi possono essere governate e rese socialmente compatibili disegnando un programma regionale con interventi formativi, misure e servizi di politica attiva per accompagnare i lavoratori, in particolare quelli più vulnerabili, nelle transizioni tra un lavoro e un altro, nell’aggiornamento costante delle competenze e nella sfida per la creazione di nuove realtà imprenditoriali

La pandemia ha accelerato dei processi di cambiamento in parte già in atto e che potrebbero restare anche nel lungo periodo come il ricorso a una modalità di lavoro più flessibile come lo smart working e l’interesse per la natura che si traduce nella ricerca di residenze con buona dotazione di spazi aperti (giardino, balconi, terrazze, logge) e di verde.

Questo può far tornare protagoniste le aree interne, i borghi, i piccoli centri, tentando così di invertire quel processo di spopolamento in atto da tempo. Per farlo serve però dotare questi territori di infrastrutture digitali adeguate, dotare gli edifici residenziali di spazi adatti per lavorare e soprattutto di una relazione più forte con le città.

Le città rimarranno motore di innovazione e sviluppo ed è quindi fondamentale che questa relazione venga migliorata grazie alla digitalizzazione ma anche fisicamente potenziando il TPL.

Il Trasporto Pubblico Locale ha bisogno di interventi sulle infrastrutture che permettano da un lato di soddisfare le nuove esigenze di fruizione del servizio, e dall’altro di abilitare soluzioni strutturali per il prossimo futuro, inclusi interventi per una maggior sostenibilità ambientale (cura del ferro, bus elettrici per una mobilità integrata con piste ciclabili, parcheggi, aree pedonali)

Il telelavoro farà venire meno il vincolo di residenzialità tra prima e seconda casa, contribuendo quindi a creare delle nuove geografie dell’abitare. Recuperare quindi il patrimonio edilizio sottoutilizzato anche mediante la realizzazione di nuovi hub per il coworking legati anche alla formazione è fondamentale e al contempo, sul piano normativo regionale, bisogna impegnarsi affinché la legislazione vigente in materia urbanistica venga modificata fermando il consumo di suolo.

     H.    Diritto di essere giovane 

L’accesso alla cultura, la possibilità di muoversi liberamente e di vivere in autonomia sono fondamentali per la qualità di vita dei giovani e necessari allo sviluppo del nostro territorio. Occorre lavorare per l’introduzione della gratuità del Trasporto Pubblico Locale per gli under 25 e di un contributo economico per l'affitto per studenti e lavoratori under 35, per la realizzazione di un progetto di housing sociale di nuova generazione e la destinazione di una parte dei diciannovemila alloggi ALER oggi vuoti a giovani e giovani coppie. Va sostenuto il diritto allo studio per tutte e tutti: la Lombardia deve diventare una terra di opportunità generalizzate, non solo per pochi. Sosteniamo il raddoppio dei finanziamenti regionali dedicati al diritto allo studio universitario, promuovendo l’aggregazione di risorse private per la copertura di borse di studio e la costituzione di un fondo di garanzia regionale finalizzato a sostenere l’erogazione di prestiti d’onore per tutti gli studenti delle università̀ lombarde. In Lombardia oltre quattrocentomila ragazzi e ragazze non studiano, non sono impegnati in percorsi di formazione e hanno rinunciato a cercare occupazione. Dobbiamo fare di più, molto di più, a partire dal rafforzamento del sistema di orientamento e la costruzione di un catalogo permanente di brevi corsi di qualificazione professionale per i NEET maggiorenni collegato all’apprendistato ex art.43.

     I.      Per un’economia sociale e solidale 

Le molteplici crisi che si sono susseguite negli ultimi dieci anni hanno generato mutazioni traumatiche, e attraversato in profondità i sistemi territoriali: la crescente disoccupazione, l’insicurezza sociale, la polarizzazione estrema dei redditi delle famiglie, hanno deteriorato le relazioni economiche, sociali e culturali. Contemporaneamente, si sono diffuse economie basate sulle filiere corte, la partecipazione, la solidarietà e la sostenibilità. Il legislatore nazionale e regionale ha dato riconoscimento ad alcuni profili di questo modello di economia, dando ad esempio riconoscimento giuridico a modelli di economia praticati da soggetti come i Gruppi di Acquisto Solidale - che  hanno trovato un riconoscimento istituzionale con la Legge finanziaria 244/2007 -  o legiferando sul commercio equo e solidale o  ancora riconoscendo e incentivando modelli imprenditoriali non orientati al profitto - come è avvenuto con la nuova disciplina dell’Impresa sociale, oggi ricompresa nel novero degli enti del terzo settore - dettata dal combinato disposto dei d.lgs 112 e 117 del 2017. Inserendosi in questo percorso, e prendendo spunto da quanto già deliberato in Emilia Romagna, Toscana, Friuli Venezia Giulia e nella Provincia autonoma di Trento, più di 9.000 cittadine e cittadini lombardi hanno di recente sottoscritto una proposta di legge di iniziativa popolare, mai presa in considerazione dalla maggioranza regionale, che si proponeva di colmare un vuoto istituzionale, attraverso il riconoscimento da parte della Consiglio e della Giunta Regionale di un settore trasversale dell’economia, definito come economia sociale e solidale, ritenuto necessario allo sviluppo del territorio. Il Pd, in collaborazione col gruppo consiliare, si impegna a costruire un dialogo con i sottoscrittori della proposta di legge e ad attivarsi affinché venga approvata dal Consiglio Regionale. 

     L.     Diritto a un mercato sano e libero da condizionamenti mafiosi, corruzione, conflitti di interesse e clientele

In Lombardia, al netto dell’assodata presenza delle mafie nostrane (peraltro capaci di efficaci alleanze) e di altre organizzazioni criminali straniere, prospera un’economia criminale che spesso si avvale dei loro servizi, inquinando la concorrenza, risparmiando sui diritti ed evitando di effettuare adeguati controlli sui fornitori. Questo anche perché la Lombardia offre speciali opportunità per il riciclaggio di denaro e lo spaccio di stupefacenti. Lo sforzo del Partito sarà dunque quello di tutelare e valorizzare l'imprenditoria sana, contrastando con strumenti efficaci e innovativi chi vuole creare profitti danneggiando la qualità della vita dei nostri concittadini. La legalità si accompagna alla gestione trasparente degli appalti e delle nomine. Per questo va potenziato il monitoraggio sull’attività dei rappresentanti degli interessi collettivi con la creazione di una piattaforma che consenta di ricostruire i percorsi di elaborazione delle decisioni, tracciando in maniera trasparente le raccomandazioni ed i pareri prodotti dai portatori di interesse collettivi e l’evoluzione delle posizioni di consiglieri regionali e componenti della Giunta. Tutto questo non si può fare senza la costruzione di percorsi formativi specifici per gli amministratori e gli iscritti del Partito Democratico e la valorizzazione del nostro forum regionale dedicato, che unisce i territori e le migliori competenze che il partito può esprimere, in collaborazione con le Istituzioni, le Commissioni, i Comitati e gli organismi costituiti ad hoc, nella proposta di politiche efficaci per la trasparenza, contro la corruzione, i conflitti di interesse, le lobby poco trasparenti, le clientele, le organizzazioni criminali e il riciclaggio.

     M.  Per una mobilità realmente sostenibile

Il trasporto pubblico va incentivato e reso efficiente. Occorre rivedere la pianificazione dei trasporti, mettere fine alla gestione fallimentare e al monopolio di Trenord. Vanno ascoltati e valorizzati i pendolari, vanno aiutati i giovani e gli anziani, anche economicamente, affinché possano accedere al trasporto pubblico. Occorre gestire in modo diverso i fondi europei con l'obiettivo di finanziare la mobilità sostenibile. Vanno bloccate le opere inutili di continua estensione della rete stradale e va razionalizzato l'esistente. Occorre spingere per il trasporto merci su ferro, computando la sicurezza stradale e l'impatto ambientale tra i criteri di pianificazione dei trasporti stessi. Occorre lavorare sulla vivibilità, sicurezza e riduzione dell'impatto ambientale dei nostri centri urbani, promuovendo iniziative quali le Città 30 e puntando a un incremento della mobilità attiva, TPL e micro-mobilità elettrica. Occorre lavorare su un Piano per la mobilità ciclistica regionale connesso con Eurovelo.  Il TPL deve essere reso efficiente, vera alternativa alla mobilità a motore privata e il parco mezzi va aggiornato puntando sull'elettrico.

     N.    Cultura, arte, artigianato

La creatività e la conoscenza sono da intendere come una chiave democratica e di emancipazione, e come uno strumento di crescita sociale, personale ed economica. Una delle chiavi dello sviluppo, anche storico, dei territori Lombardi, è stata la loro capacità di connessione tra la creatività e la dimensione artistica e culturale e la capacità realizzativa e produttiva. Incrociate con le nuove tecnologie e con la sfida della transizione ecologica, esse diventano la chiave più potente che possiamo mettere in gioco e su cui iniziare a gettare le basi del futuro delle nuove generazioni. È quindi importante realizzare un progetto regionale per valorizzare la cultura, il nostro patrimonio e il nostro artigianato, rilanciandoli a livello nazionale, europeo e internazionale.

     O.    Sviluppo sostenibile e crescita

La capacità dei sistemi economici territoriali di relazionarsi, aggregarsi per rispondere a sfide economiche, sociali ed ambientali globali merita un’attenzione diversa da Regione Lombardia, con interventi che possono realmente svolgere una funzione di leva finanziaria per il sistema. Occorre lavorare sulla capacità di accesso al credito per la piccola media impresa, in particolare in fasi congiunturali critiche - come quella attuale - nella quale i tassi alti e il costo delle materie prime stanno soffocando e comunque limitando la capacità di ripresa. Occorre dare una risposta lombarda, vista la complessità del sistema produttivo nella nostra regione, promuovendo bandi dedicati per la transizione eco-energetica e digitale e sostenendo la patrimonializzazione e managerializzazione, nel solco di quanto realizzato con impresa 4.0.

Tra i primi e principali obiettivi da porsi, per riguadagnare credibilità in ambito di sviluppo e crescita, occorrerà un lavoro sinergico tra Partito Regionale e il Laboratorio Lombardia 2028 per raccogliere periodicamente i desiderata da imprese e lavoro. A tal fine occorrerà bene individuare alcune filiere produttive e studiare i protagonisti, le aziende leader, le opportunità di crescita e di riavvicinamento territoriale delle catene di valore.

Inoltre, altrettanto necessario sarà avviare una progettualità con il mondo delle professioni/P.Iva - non confinato solo ai regimi fiscali - volta a rafforzare e portare a regime tutele e sostegni per le fasi di difficoltà lavorative, di malattia, di maternità.

A fianco della battaglia per il salario minimo (che deve tenere conto delle diversità del costo della vita nelle diverse zone della nostra Regione) occorre sostenere la proposta di prevedere una partecipazione maggiore dei lavoratori/trici alle imprese, ai loro utili, alle decisioni strategiche come recentemente proposto dalla Cisl.

Inoltre, occorre sostenere la contrattazione secondaria per raggiungere obiettivi di aumento della produttività e dei salari anche incentivando politiche abitative destinate ai laboratori. La contrattazione secondaria è uno strumento fondamentale anche per sostenere i salari in un'ottica territoriale.

     P.    Diritto di essere sé stessi

Vogliamo vivere in una regione in cui affermare la propria identità di genere non sia più motivo di discriminazione e di prevaricazione, ma l’elementare riconoscimento di un diritto umano. Una regione in cui si possa vivere e accedere ai servizi essenziali - condizioni della pari dignità sociale - senza subire discriminazioni legate al sesso, al genere, all’orientamento sessuale, all’identità di genere, alle disabilità, all’origine nazionale o etnica. Una regione che non nega il patrocinio al Pride.

Alla luce della serie di violenze di ogni tipo che viviamo da tempo e questa estate in particolare, pensiamo che, per combattere questo fenomeno e contrastare ogni tipo di bullismo, violenza e discriminazioni, bisogna insistere perché si introduca l’educazione affettiva e sessuale delle nuove generazioni nelle  nostre scuole, con uno sguardo attento alla prevenzione contro le infezioni sessualmente trasmesse e alla lotta contro lo stigma che queste causano.

     Q.    Diritto di essere bambine e bambini

La convenzione sui diritti dell’infanzia punta a tutelare bambine e bambini sotto tanti punti di vista e spinge sui diritti inalienabili a non essere discriminati e il diritto alla vita. Anche la Costituzione Italiana garantisce il benessere psico-sociale delle fasce d'età più basse. Per questo, sosteniamo che il diritto delle nostre bambine e bambini di godere delle stesse opportunità sia importante. 

La Lombardia è investita da una serie di sfide sociali che assumono i tratti drammatici della povertà e della deprivazione materiale e che, al contempo, generano nuove condizioni di insicurezza e vulnerabilità economica e sociale. Questo fenomeno provoca, in silenzio, una drammatica povertà alimentare - soprattutto tra i minori più vulnerabili che, prima dello scoppio della pandemia, ad esempio, riuscivano a consumare regolarmente un pasto proteico solo a scuola - ed educativa e una conseguente dispersione scolastica fino ad arrivare ai NEET

Oggi assistiamo a dei fenomeni come la dispersione scolastica, la povertà educativa e la povertà alimentare che ci impongono una seria riflessione sul futuro del nostro paese, sulla mobilità sociale che deve essere garantita agendo proprio sulle condizioni di partenza che devono essere uguali per tutte e tutti.

L’emergere di nuovi bisogni sociali e i cambiamenti demografici degli ultimi anni hanno determinato nei diversi territori nuovi scenari organizzativi dei servizi per la prima infanzia, che rivestono oggi una funzione essenziale non solo nel sostegno alla genitorialità, ma soprattutto nei percorsi di crescita e inclusione sociale dei bambini e delle bambine: l’effetto di “protezione” dal rischio futuro di dispersione scolastica esercitato dalla frequenza di asili nido e scuole dell’infanzia è ormai documentato in campo pedagogico.

Indisponibilità di posti in istituti pubblici e/o costi elevati sono tra i problemi più sentiti: la Regione Lombardia deve fare una battaglia per ottenere finanziamenti statali strutturali previsti dal PNRR per supportare specificamente l’ampliamento e la crescita qualitativa del sistema dei servizi educativi per i bambini e le bambine da 0 a 6 anni, difendendo ciò che esiste e potenziando l’offerta

Occorre agire a monte, sulle cause e non sugli effetti per garantire alle future generazioni una società giusta ed equa.  Serve fare rete tra attori, politica, terzo settore, associazioni, sindacati per consentire un monitoraggio continuativo dei bisogni multidimensionali e in continua evoluzione. Ma anche per facilitare la progettazione condivisa, favorire la condivisione di best practices, attivare un monitoraggio continuo e una valutazione degli impatti sociali (ad esempio ai patti sociali per l’inclusione) e consentire l’accesso semplificato dei beneficiari alle misure sociali e regionali, così da favorire l’integrazione tra percorsi di inclusione sociale e lavorativa.

In breve, il PD deve essere presente sui territori per intercettare queste vulnerabilità e saperle interpretare ed accompagnare.

AGENDA, SETTING E ORGANIZZAZIONE

Non c’è iniziativa politica e azioni generative, se non c’è la capacità di curare la comunità democratica e se non c’è la spinta a fare le cose che si dichiara di voler fare. 

Per “Connettere la Lombardia”, per attuare il programma che abbiamo scritto e costruire l’alternativa verso Lombardia 2028 occorre mettere in campo strumenti di:

  • organizzazione
  • connessioni e Prossimità
  • comunicazione. 

     1.     La politica si realizza anche con l’Organizzazione: 

L’intenzione tracciata rischia di essere solo un libro dei sogni se non sapremo dotarci dello strumento per realizzare tutto questo: un partito efficace, diffuso, presente.

Il nostro radicamento sociale e territoriale deve passare da due canali: l’attività politica nelle sue diverse articolazioni (circoli, zone, feste, comunicazione, piazze) e l’attività amministrativa e istituzionale ai diversi livelli (comunale, provinciale, regionale, nazionale). 

Il nostro compito è quello di creare un’organizzazione efficace in grado di incalzare, coinvolgere e coordinare queste due dimensioni. 

Il Partito Democratico nasce come partito degli iscritti e degli elettori e deve quindi dotarsi di forme di coinvolgimento degli elettori costanti, a partire dall’organizzazione delle primarie e da forme di coinvolgimento di chi partecipa a questi importanti appuntamenti. Occorre sviluppare forme di azione per rendere possibili le elezioni primarie anche nei territori ricchi di militanza e iscritti. Questo è uno degli obiettivi prioritari che il Partito Democratico lombardo si pone, impegnarci a sostenere una nuova legge elettorale con l’utilizzo delle preferenze per scegliere i candidati. Qualora ciò non avvenisse, ci si impegna a utilizzare le primarie aperte agli elettori per scegliere i parlamentari candidati in Lombardia, così come previsto dallo Statuto Regionale

     a.     Assemblea, Direzione e Segreteria

Affinché il nostro partito sia veramente democratico e funzionante, serve chiarezza rispetto ai compiti di ciascun livello decisionale e serve che sia chiaro il processo lungo il quale vengono costruite le scelte sulla linea politica, le modalità di raggiungimento degli obiettivi, la verifica sui risultati e il rendiconto di ciascun ruolo di responsabilità. Assemblea, Direzione e Segreteria hanno, in questo senso, funzioni importanti e tra loro diverse.

L’Assemblea, da convocare almeno due volte l’anno, può essere la sede di un ampio dibattito politico e programmatico.

La Direzione, da convocare in modo stabile almeno una volta ogni due mesi, è il luogo di confronto del gruppo dirigente sui principali nodi politici territoriali, nazionali, internazionali, nonché la sede della decisione dell’indirizzo politico. Va costituita nel rispetto dell’equilibrio di genere, età, territorio, competenze e con l’obiettivo di valorizzare donne, giovani e amministratori. Delibera indirizzi, progetti ed entità e forme di finanziamento e ne verifica i risultati di efficacia, efficienza e qualità. Costituisce al proprio interno dei dipartimenti tematici. 

Ma è molto importante che il coinvolgimento sia diffuso ed equo in tutti i territori della Regione e per questo, occorre che la segreteria - squadra che, in modo collegiale, su un mandato preciso, dà impulso e coordina la vita del partito attuandone la linea politica - sia itinerante. Incontri cioè, periodicamente, le segreterie provinciali per un confronto e uno scambio. 

La segreteria dovrá poi incontrare periodicamente i segretari provinciali e i responsabili dei dipartimenti tematici e condividere con loro obiettivi e risorse per raggiungerli.

     b.    Dipartimenti

All’interno della direzione vengono istituiti dei dipartimenti tematici aperti agli iscritti e agli elettori, e con le deleghe tematiche del Partito nazionale, in modo tale da promuovere partecipazione, produrre elaborazione, e legare fra loro i diversi livelli ai fini di creare identità e mobilitazione.  Ai dipartimenti, coordinati dalla segreteria, verrà chiesto di organizzare incontri periodici anche con gli eletti per approfondire temi, ma anche di costruire con essi un rapporto bidirezionale per costruire proposte da portare nelle istituzioni che recepiscano le istanze sociali e territoriali. I dipartimenti tematici dovranno essere luoghi di approfondimento ed elaborazione di proposte, in connessione con il gruppo regionale e con i territori. I dipartimenti possono proporre mobilitazioni, confronti con strumenti sia fisici che digitali, seminari di approfondimento. La nostra capacità di farci ascoltare dalla società è direttamente legata alla riattivazione di un circuito di partecipazione e di decisione democratica per la costruzione del “discorso pubblico” del partito. Una rete diffusa di luoghi e organismi collegiali in grado realmente di discutere e scegliere. I dipartimenti tematici sono quindi da intendersi come luogo centrale di una nuova strategia di partecipazione ed elaborazione collettiva. La Conferenza programmatica annuale, in questo senso, deve diventare una grande occasione di rendicontazione dell’attività svolta e di confronto, discussione e partecipazione che coinvolga tutto il partito a partire dai circoli. 

     c.     Circoli

È innegabile che in moltissimi territori si viva la difficoltà di tenere aperti i circoli e persino le federazioni. difficoltà dovuta alla mancanza di finanziamento pubblico e all’assenza forme nuove di sostentamento economico. 

I circoli dovranno essere sempre di più dei luoghi aperti: sarà importante verificare territorio per territorio la possibilità di condividere le sedi con associazioni e farli diventare non solo luoghi di confronto ed elaborazione politica, ma anche di servizi. Si potranno ad esempio, mutuando buone pratiche che andranno condivise, organizzare corsi di italiano per stranieri, supporto a chi fa più fatica ad accedere a servizi, sportelli di approfondimento, … 

Ai circoli vogliamo fornire strumenti di lavoro, approfondimenti, modalità condivise e che hanno funzionato per essere più efficaci nell’azione politica e organizzativa.

     d.    Finanziamento: strumenti nuovi per raccolta fondi, cene periodiche in tutti i territori:

Insieme alle quote di tesseramento, occorre mettere in moto una macchina organizzativa per permettere al Partito in tutte le sue articolazioni una buona presenza e attività sui propri territori, per comunicare i nostri messaggi e le nostre linee politiche, per attivare un meccanismo di ascolto delle cittadine e cittadine e delle loro esigenze. Occorre quindi attivare:

  • fund raising strutturale
  • cene di finanziamento itineranti
  • continuare quanto fatto con segreteria Peluffo sia su 2x1000 che su contributo eletti anche nei territori dove non ci sono gli eletti.

     f.      Strumenti, approfondimenti, formazione e relatori

Le diverse forme di finanziamento possono permettere anche la pianificazione di molte attività come la formazione, momenti di approfondimento specifici per le esigenze dei territori, strumenti di lavoro e anche per invitare relatori. In particolare, pensiamo a:

  • una formazione annuale itinerante
  • la creazione di una banca dati relatori
  • approntare schede tematiche da inviare a tutti gli iscritti su quanto viene fatto a livello regionale e nazionale
  • produzione volantini per campagne e mobilitazioni specifiche

     2.     Connessioni e Prossimità

Le LOMBARDIE, una terminologia che deve accompagnare all’originaria connotazione sociologica un’espressione di valore politico, da cui partire per promuovere le proposte dalla dimensione territoriale ai diversi livelli di governo, arrivando anche alle aree interne.  Troppo spesso in passato il partito regionale ha riscontrato oggettive difficoltà nel misurare le distanze dell’offerta politica tra aree metropolitane e territori meno urbanizzati, nasce oggi l’esigenza, coinvolgendo le federazioni provinciali e il gruppo regionale, di prioritizzare alcune tematiche in ogni territorio e porle al centro dell’agenda regionale del partito. La capacità di raccogliere e rispondere in modo organico alle peculiarità di ogni singola area geografica, sociale e culturale lombarda ci consentirà di essere riconosciuti come interlocutori attenti alle istanze e affidabili nell’elaborare soluzioni politiche.

Prossimità e connessioni sono strettamente collegate con l'organizzazione e vanno costruite avendo in mente la diversità del territorio lombardo, in particolare quelle che vengono definite le "quattro lombardie”. La nostra Regione non è un posto solo e non parla un’unica lingua sociale e politica. La pluralità che contiene travalica i confini amministrativi provinciali, e si struttura attorno ad almeno quattro dimensioni territoriali:

  • il distretto alpino: va dall’alto varesotto all’alto comasco fino alla Valtellina e alla Valcamonica. In quest’area si mescolano i temi dell’acqua, dell’aria, del suolo, della crisi e della transizione dell’industria della neve e del turismo, richiamando una forte necessità di innovazione economica e sociale nel confronto con i cambiamenti climatici. Qui la questione delle aree interne è il terreno di una sfida politica capace di declinare un’idea di autonomia positiva e non ideologica. 
  • la pedemontana lombarda: l’asse che va dall’aeroporto di Malpensa a Montichiari passando per Orio al Serio, un lungo susseguirsi di autonomie funzionali, nodi della logistica e dei trasporti, migliaia di imprese, operai e addetti al commercio. Qui è avvenuto il massimo dei cambiamenti nella manifattura, nei distretti produttivi e nel capitalismo molecolare. 
  • la bassa Lombardia: è quel territorio che tiene insieme Pavia, Cremona, Lodi e arriva oltre i confini regionali, fino a Piacenza, cuore della logistica, con tutte le contraddizioni che ne derivano a partire dal tema del consumo di suolo fino alla qualità del lavoro con cui i sindacati si stanno confrontando, centro agricolo della prima regione agricola italiana con le grandi filiere agroalimentari alle prese con la transizione ecologica.  
  • l’area metropolitana: la global city lombarda, porta mondiale dell’economia della conoscenza.

I processi in atto su queste quattro aree non sono privi di elementi di difficoltà, anzi, si portano dietro una selezione sociale particolarmente potente che lascia sul terreno paure e vuoti sociali. Compito della politica è quello di ricucire questi strappi, sostenendo l’innovazione ma ponendo attenzione al grande tema delle disuguaglianze. In Lombardia molti territori si stanno spopolando, i cittadini si spostano tra territorio e territorio, e si spostano dove la risposta della politica ha investito di più, dove si stanno delocalizzando le aziende, anche per la presenza di infrastrutture sociali forti, dalla mobilità pubblica ai servizi scolastici e sanitari. Questo processo sta producendo forti disuguaglianze, e non è avvenuto casualmente, ma è figlio di una razionalizzazione dei servizi pubblici e di precisi indirizzi politici. Accanto a questo, la Lombardia perde competitività rispetto alle altre Regioni motore d’Europa anche a causa di una risposta insufficiente rispetto alla domanda di personale qualificato. La Lombardia va più lenta di come potrebbe andare e produce disuguaglianze sempre più marcate, un processo figlio anche dello scarsissimo peso delle autonomie locali nelle scelte regionali che rende difficile accompagnare i processi locali.

Si pone quindi il tema di come strutturare il partito in modo tale che la nostra elaborazione e comunicazione rispondano a queste dimensioni. Se può avere un’utilità il livello regionale e plasmarsi per poter intercettare le trasformazioni là dove avvengono e rappresentarle. Serve quindi una piattaforma sociale che tenga insieme le quattro Lombardie e serve che il Pd la sappia interpretare, dotandosi di strumenti per leggere le dal punto di vista economico, ambientale, sociologico, culturale e definendo nuovi strumenti e una nuova struttura organizzativa per provare a parlare con una proposta efficace.

     a.     Cura della comunità: recuperare chi non si iscrive più e nuovi iscritti

Vogliamo ri-costruire un partito come comunità in rete, aperta e partecipata, con approcci e strumenti nuovi nella azione sociale come nelle istituzioni, nella comunicazione e nella formazione politica, nel modo stesso di essere e operare attraverso i circoli e le zone. Fornire ai circoli strumenti base per relazione continuativa con iscritti: funzioni di segreteria che si rapportino coi circoli per dare benvenuto e strumenti ai nuovi iscritti. Verifica delle motivazioni della non iscrizione con chi non ha rinnovato.

     b.    Connettere e rappresentare i territori privi di eletti

Attraverso il gruppo consiliare in Regione e i nostri eletti e in Parlamento Europeo costruire canale per portare avanti battaglie anche dei territori che non hanno eletti nelle istituzioni regionali e nazionali.

Il gruppo non basta, i circoli non bastano (in alcuni casi nemmeno ci sono): costruiamo noi a poco a poco, una rete di persone, ponendosi l’obiettivo di arrivare a due referenti per ogni Comune, possibilmente un uomo e una donna, non necessariamente iscritti, da moltiplicare via via al passare dei mesi e degli anni (da 2 a 4 a 6 ecc. ecc.). 

Con loro e tra loro creare un clima di partecipazione vera e di formazione concreta: chat whatssapp; call; giornate di studio al Pirellone,  incontri territoriali su temi concordati con loro ecc. ecc.

Con loro coinvolgere localmente nelle iniziative anche i nostri possibili alleati.

     c.     Mappatura e coinvolgimento primaristi e amministratori nei territori senza circoli

  • mappare e costruire con primaristi rapporto continuativo
  • mappare se esistono primaristi nei luoghi dove non abbiamo circoli pd.
  • sfruttare idea dei punti PD
  • iniziare viaggio proprio da quei territori con mobilitazioni specifiche

     d.    Volontarie e volontari del PD

A partire da esperienze positive avviate nei territori, come quella di Bella ciao Milano, estesasi anche in altri territori, sarà importante implementare forme di volontariato politico e civico, insieme al Partito Democratico Lombardo, che possa ampliare le nostre capacità di mobilitazione e di attrattività.

     e.     Costruire/consolidare relazioni con il civismo tramite

  • rapporto con gli Stakeholders 
  • partito nelle piazze: tenere insieme mobilitazioni e presidi con iniziativa politica nelle istituzioni

     f.      Amministratori 

Lungo questo percorso vanno valorizzati al massimo le donne e gli uomini impegnati nell’amministrazione, persone che svolgono un ruolo fondamentale per il territorio e per il partito. Compito del partito è quello di coinvolgerli e sostenerli, di diffondere e condividere le buone pratiche locali, di offrire un quadro di riferimento sullo sviluppo e la coesione territoriale nel quale poter muoversi in modo coerente. Al tempo stesso, da troppo tempo il partito rischia di essere schiacciato nella sola dimensione istituzionale. In questo modo si è indebolito il rapporto con la società, costruito quasi esclusivamente attorno alla dimensione del governo locale, alla comunicazione dei suoi rappresentanti, alla esclusiva verifica periodica dei cittadini con il voto.

Per affrontare con decisione la crisi della democrazia, la riforma della politica e la funzione del partito come soggetto collettivo, è necessario che si instauri una prassi di costante rapporto tra partito e amministratori, perché le scelte siano il più possibile condivise e producano un confronto arricchente, anche rispetto alla identità del PD verso gli elettori. L’incrocio virtuoso fra l’attività politica propria ed i rapporti con le realtà autonome organizzate sul territorio devono puntare a determinare una immediata riconoscibilità della politica del PD.

Attraverso il lavoro della segreteria e dei dipartimenti, si svilupperanno degli strumenti per la messa in rete delle buone pratiche e la definizione di proposte comuni e condivise come linea politica PD 

     g.     Sconfiggere la piaga della violenza e rompere il tetto di cristallo 

Il Partito democratico nel suo manifesto costituente si dichiarava un partito femminista e questa carattesteristica, mai di fatto abbandonata sulla carta, non è mai riuscita ad essere espressa in maniera forte a livello culturale e dirigenziale. L’elezione di Elly Schlein come prima segretaria donna deve essere una spinta in più perchè cultura stili e potere femminile e femminista siano rappresentati come meritano: molte donne non si avvicinano alla politica poichè i tempi della politica stessa non sono conciliabili con i tempi di vita famigliare e di lavoro delle donne. Coloro che traguardano questo obiettivo lo fanno affrontando molteplici difficoltà e spesso lasciando spazio a uomini con un carico personale più leggero. Questo ci pone davanti ad un’altra più ampia questione dove le diseguaglianze di genere sono ancora enormi e spesso insuperabili. Il cambiamento che vogliamo parte da una grande rivoluzione dei servizi, siano essi scolastici, o relativi al trasporto pubblico o ancora legati all’ambito sanitario. La cura delle persone, bambini ed anziani, è ancora troppo spesso in capo solo alle donne che devono scegliere tra il lavoro e la famiglia; è qui che un partito femminista deve intervenire cercando di migliorare tutte quelle situazioni che acuiscono le difficoltà di raggiungere seriamente le pari opportunità. Le azioni che possiamo proporre partono dai piccoli comuni e raggiungono i grandi enti gestiti da Regione e dallo Stato: l’intersezionalità delle grandi problematiche relativa al lavoro e alle retribuzioni ancora ingiuste, alla sanità, il welfare e il trasporto pubblico in difficoltà e, in alcuni casi, manchevoli è la prima causa del divario tra uomini e donne. A noi democratici il compito di assottigliare queste diseguaglianze e portare finalmente le donne al centro del mondo del lavoro e della vita politica. Il PD, con il suo Statuto nazionale, riconosce l’organismo della Conferenza delle Donne Democratiche come necessario per salvaguardare e garantire anche all’interno del partito le pari opportunità. SI evidenzia pertanto la necessità di predisporre un regolamento che normi la facoltà, da parte della Conferenza delle Donne, di esprimere pareri sui programmi elettorali, sulla composizione delle liste e sulle altre scelte politiche rilevanti per la parità di genere. 

Dobbiamo poi combattere, anche culturalmente e non solo dal punto di vista delle leggi, la piaga del femminicidio.

     h.    Rapporto coi Gd

Nelle ultime tornate elettorali i Giovani Democratici sono passati da essere un’organizzazione di rappresentanza giovanile ad una forza politica in grado di eleggere propri rappresentanti nei consigli comunali, provinciali e regionali. Inoltre, ad essi fanno anche riferimento amministratori locali e istituzioni, under30 e non solo.

Questi risultati testimoniano la forza e la capacità di rappresentare una generazione e anche un'avanguardia politica, in grado di coinvolgere e generare speranza e fiducia nei lombardi. Il Partito intende tutelare e valorizzare tale capacità, coinvolgendo l’organizzazione giovanile rispettando l’autonomia della stessa.

L'obiettivo è introdurre i Giovani democratici in dinamiche politiche dando loro un peso specifico concreto, relativamente alle realtà a loro vicine e a temi loro affini, tra cui il diritto alla casa, diritto ad una vera transizione ecologica e diritto ad un lavoro buono, nello specifico la lotta agli stage non retribuiti.

L’impegno del Partito Democratico sarà quello di condividere con i Giovani Democratici le scelte che non riguardano solo il nostro presente, ma anche il loro futuro, ascoltando la loro voce, con empatia e apertura, per essere vicini alle loro cause e costruendo con loro soluzioni e proposte per cambiare la Lombardia. 

In conclusione, l’esecutivo regionale PD e GD collaborerà con la finalità di dare risposte anche alle giovani e ai giovani, con proposte mirate a salvaguardare il loro futuro e al miglioramento delle proprie condizioni di vita. 

Il nostro partito ha bisogno dei giovani e i giovani devono tornare a credere nel nostro partito, rappresentando i loro sogni, i loro problemi e le loro speranze.  

     3.     Comunicazione

Come anticipato nell’introduzione del nostro programma, in Lombardia siamo stati sconfitti per più di trent’anni e la distanza tra le nostre proposte e la Lombardia si è ormai consolidata. La strategia per costruire una nuova credibilità e costruire il consenso per diventare una reale alternativa alla proposta politica di destra, ci porta alla consapevolezza dell’importanza della comunicazione che deve andare di pari passo con l'organizzazione. Serve studiare strumenti efficaci per comunicare le nostre proposte in modo chiaro e semplice, serve essere presenti sui territori attraverso una struttura che consolidi il rapporto con i giornali e le TV locali. 

Rispetto ai social occorre far vivere ancora di più la rete di diffusione E le iniziative. Dobbiamo affiancare alla nostra presenza fisica sui territori laddove emerge un problema (una fabbrica in crisi, una questione ambientale, un evento simbolico, ...) anche un presidio digitale.  

Per questo Il PD deve elaborare un piano preciso per:

  • dettare l’agenda partendo dal programma elettorale per le elezioni regionali, per ogni tema, pianificando mobilitazioni e azioni, dove governiamo e dove non governiamo
  • rafforzamento strumenti di condivisione delle informazioni
  • strategia e investimenti per una comunicazione sui giornali locali, i media e i social media

 

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