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il Punto

Sviluppo sostenibile

Ieri l’ASviS ha presentato un Policy brief molto negativo sulla legge di bilancio 2024 che è all’esame del Parlamento, rilevando l'assenza di una visione sistemica capace di collegare le linee d'intervento pubblico con il PNRR e le altre risorse europee, politiche di coesione, Politica Agricola Comune e fondi della ricerca.

Un deficit che produce un danno doppio al Paese: da un lato, genera una pericolosa stagnazione dal punto di vista economico, sociale e tecnologico; dall'altro, come il report sottolinea, privando il sistema economico nazionale di una direzione chiara per gli investimenti, si rinuncia all'effetto "leva" derivante dall'orientamento comune di investimenti pubblici e privati, fondamentale per costruire un futuro di sviluppo sostenibile per il Paese.

A partire dalla Legge di Bilancio all’esame del Parlamento, il governo potrebbe iniziare ad invertire la rotta.

Servono misure per aiutare circa 5,7 milioni di persone che vivono in condizioni di povertà assoluta. Su questa emergenza sociale non ci sono provvedimenti. Le uniche iniziative del Governo per contrastare la povertà sono limitate all'incremento dei finanziamenti per l'acquisto di generi alimentari di prima necessità e carburanti, ma sono destinate solo alle famiglie di almeno 3 persone, escludendo così le persone sole o le coppie di anziani che spesso appartengono proprio a quella parte della popolazione che più ha bisogno di aiuto.

L’Asvis boccia sonoramente anche l’assenza nella manovra di politiche abitative e di interventi per la riqualificazione di zone degradate, temi sui quali come Partito Democratico tanto ci siamo battuti nell’ultimo anno in Parlamento. Inoltre, la scelta di posticipare al 2025 l'attuazione della riforma dell'assistenza alle persone non autosufficienti è una vergogna. Si tratta di una decisione che avrà pesanti effetti su tante famiglie e che il rapporto definisce “una grave rinuncia alla costruzione di un sistema di welfare unitario e integrato”, tema particolarmente cruciale dato l'invecchiamento della popolazione.

Sanità pubblica

Su Affari & Finanza di Repubblica un interessante pezzo firmato da Maurizio Ricci – basato sui dati di una recente ricerca Istat - mette in luce come la speranza di vita degli italiani sia legata direttamente al reddito.

Il report in particolare evidenzia come, in Italia, le disparità sociali rivestano un ruolo cruciale nell'incidere sull'accesso alle cure e sulla capacità della popolazione di adottare pratiche preventive, compromettendo la capacità di fornire diagnosi tempestive a causa dei servizi insufficienti, della carenza di personale medico e infermieristico e delle lunghe liste di attesa.

A un quadro già problematico bisogna aggiungere le conseguenze dovute agli scenari internazionali, che hanno fatto crescere negli ultimi anni in modo vertiginoso i prezzi di farmaci e cure. Non possono essere le fasce più deboli della popolazione a pagare l’effetto di questi aumenti, rimettendoci di tasca propria.

La Premier Meloni ha affermato di aver stanziato più soldi di tutti sulla sanità ma ovviamente non tiene conto del parametro della spesa in rapporto al Pil, l’unico in grado di misurare quanto un Paese investe. E con questo governo l'Italia troppo poco. Lo ha detto anche il Presidente della Corte dei Conti in Audizione sulla Legge di Bilancio: le risorse sono insufficienti e si guarda con preoccupazione al rinvio di soluzioni strutturali rispetto ai problemi del nostro sistema sanitario.

Per rilanciare veramente la sanità, le strade sono due: stanziare subito le risorse necessarie per far fronte alle urgenze e attuare i programmi del PNRR. Come Gruppo Pd sono mesi che incalziamo il governo su questo ma l’Esecutivo l’unica cosa che fino a oggi è stato capace di fare, oltre ad accumulare ritardi nella realizzazione di progetti, opere e investimenti, è stato tagliare dal Piano 414 Case di comunità e 96 Ospedali di comunità.

Legge di bilancio

Il Governo dovrebbe riconsiderare le scelte fatte e dialogare con le opposizioni e le parti sociali per provare a cambiare una manovra totalmente inadeguata e potenzialmente dannosa per l’Italia perché mette a rischio la crescita. Come Partito Democratico, esprimiamo forte preoccupazione per le decisioni prese dallla maggioranza.

L’FMI oggi ha ammonito il governo sull’assenza di produttività, sottolineando come il nostro Paese avrebbe bisogno di interventi strutturali e riforme. Tutto il contrario di ciò che il Governo sta facendo, visto che la Legge di Bilancio contiene solo misure spot della durata di un anno.

Non solo, come ha ricordato ieri il professor Alberto Brambilla sul Corriere della Sera, la manovra “non contiene provvedimenti per le politiche attive del lavoro” e nessuna misura "per favorire l’incontro tra domanda e offerta né incentivi per le scuole professionali, nonostante la forte richiesta delle imprese e la scarsa disponibilità di professionalità adeguate”.

Dopo aver tagliato il reddito di cittadinanza, non prevedere un programma di reinserimento nel mercato del lavoro - basato anche sulla formazione – rappresenta un errore gravissimo. Se l’Italia prevede una crescita modesta per il prossimo anno, pari a un misero 0,7 per cento contro una media europea dell’1,5 per centro, lo dobbiamo a queste scelte.

Oltre a tagliare risorse al personale sanitario e al fondo per la disabilità, ad aumentare l’Iva sui prodotti per l’infanzia come latte in polvere e alimenti per neonati, alle misure punitive su Opzione Donna, il governo dimostra accanirsi sui più deboli e di non avere una visione del futuro. Non hanno alcuna volontà di realizzare le riforme necessarie al Paese. Tirano a campare senza nessuna programmazione.

PNRR

Per mesi il Governo ci ha rassicurato sulla situazione economica, affermando che “l’Italia è il Paese che cresce di più in Europa”. Non solo non è vero, perché altri Paesi negli ultimi 12 mesi hanno aumenti del Pil più alti dell’Italia, ma le previsioni per il 2024 sembrano peggiorare ulteriormente.

Lo scrive oggi Il Sole 24 Ore, in un articolo firmato da Gianni Trovati: nel 2024 “l’Italia avrà la crescita più bassa dell’area euro e la spesa per interessi di gran lunga maggiore dell’area”. L'autore ritiene che la complessa situazione dipenda dalla fragilità strutturale dell'economia italiana e in particolare dalla ristrettezza degli strumenti finanziari pubblici disponibili.

In considerazione del contesto attuale, sarebbe opportuno comunicare apertamente al Paese le sfide economiche in atto e cercare le strategie più adeguate per affrontarle. Il Partito Democratico non vuole sottrarsi alla discussione. Gli investimenti sono fondamentali ma devono essere strutturali mentre dal Governo – vedi legge di bilancio – arrivano solo misure a tempo, che generano incertezza per il futuro.

Inoltre, riteniamo che sfruttare appieno il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza sia essenziale per crescere, creare valore economico e fare progressi significativi nei settori del digitale e della sostenibilità. E rispetto a questo punto i ritardi e i tagli ai progetti che il Governo sta apportando al Piano, come è stato documentato da Bankitalia e Ufficio Parlamentare di Bilancio, non possono che preoccupare.

Per avviare un confronto costruttivo, sarebbe fondamentale un atteggiamento di maggiore onestà da parte del Governo, oltre che una reale volontà di ascolto non solo delle voci dell'opposizione ma anche di quelle dei corpi intermedi, dei territori e del terzo settore. E’ arrivato il momento di abbandonare davvero la propaganda e di lavorare, nel rispetto dei propri ruoli, per il bene del Paese.

Premio Nobel per l’Economia a Claudia Goldin

In una società ancora troppo disegnata e raccontata al maschile, la parità di genere rappresenta una sfida aperta e ogni passo in avanti nella comprensione delle dinamiche di genere è un progresso da celebrare.

Per questo è molto positivo che il Nobel per l'Economia 2023 sia stato assegnato a Claudia Goldin, brillante economista che ha dedicato la sua carriera a esplorare e analizzare il mercato del lavoro femminile e le differenze di genere.

Il premio è un giusto riconoscimento alla sua dedizione e all'apporto che ha offerto sull'avanzamento delle nostre conoscenze in questo campo cruciale. Le sue analisi hanno aiutato a smantellare stereotipi e a sfatare preconcetti, dimostrando in maniera chiara e inequivocabile che le donne non solo giocano un ruolo fondamentale nell'economia, ma che spesso le barriere di genere sono il principale ostacolo alla piena partecipazione delle donne al mercato del lavoro.

Tra i contributi più significativi di Goldin la teoria che spiega come troppo spesso le donne siano costrette a scegliere di rallentare la propria carriera per conciliare meglio il lavoro e la famiglia. Questa ricerca ha messo in luce l'importanza di politiche di conciliazione lavoro-famiglia e ha aperto la strada a nuovi modelli più flessibili.

Ma l'eredità di Claudia Goldin va oltre le sue ricerche. Il suo lavoro ha ispirato economisti, attivisti e policy maker a livello globale a lottare per una maggiore parità di genere. Le sue analisi sono state fondamentali per il progresso delle donne nel mondo del lavoro e per la promozione di politiche che incoraggino la parità e l'inclusione. A dimostrazione di come il progresso verso una società più equa e inclusiva richieda ricerca, impegno e dedizione.

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